Giornata della Terra

NEWSLETTER 007

del Mercato della Terra di FIESOLE

– Contributi di: Leonardo Galli e Silvia Mantovani

“Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema”

Questo slogan è diventato celebre nel movimento ambientalista statunitense, lo stesso che ha dato luce al primo Earth day nel 1970.
La Giornata della Terra è il giorno in cui si celebrano l’ambiente, le risorse naturali e la salvaguardia del pianeta Terra.
L’idea nacque negli anni del presidente Kennedy, dei Beatles e di Jimi Hendrix, ma anche in quelli delle proteste contro la guerra in Vietnam. Era il 22 aprile 1970.
Quel giorno, parallelamente all’Earth Day, nasceva anche quello che oggi è diventato il moderno movimento ambientalista. Il movimento, che vide la luce negli Stati Uniti, contò circa venti milioni di cittadini americani che si mobilitarono in una storica manifestazione in difesa dell’ambiente. L’idea venne al senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson: dopo aver osservato migliaia di studenti scendere in piazza per manifestare contro la guerra in Vietnam capì che quella era la strada da seguire per rivoluzionare il movimento ambientalista: una grande manifestazione ambientale a livello nazionale.
Alla luce di quello che sta accadendo e stiamo vedendo, dopo 55 anni da quel 22 Aprile 1970 l’Earth Day acquista ancora più significato.
Mai come oggi è di fondamentale importanza rivedere e ripensare il nostro rapporto col pianeta, riflettere sulla bellezza del mondo naturale e mettere in atto azioni di salvaguardia. Un pianeta che ha risorse finite, che si esauriscono sempre più rapidamente, tanto che sarebbero necessari diversi altri pianeti per soddisfare i crescenti fabbisogni di una umanità sempre più energivora e esigente.
Gli ecosistemi sono sempre più sotto pressione ed i cicli naturali, alterati dall’uomo in maniera spesso irreversibile, stanno cambiando in maniera così rapida da non essere in grado di sapere quali saranno le conseguenze nel medio e lungo periodo.
Le conoscenze scientifiche e il progresso tecnologico da una parte ci mostrano chiaramente quali sono e saranno gli effetti devastanti sul “sistema terra” delle attività umane, dall’altra ci consentono di avere gli strumenti e mettere in atto azioni per contrastarli.
Vanno ripensati il modello di sviluppo, l’impiego e non lo sfruttamento incondizionato delle risorse disponibili, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, la ridistribuzione di benessere e ricchezza, e occorre garantire eguali opportunità e diritti a tutta la popolazione. Senza questa consapevolezza non sarà possibile mantenere le condizioni di vivibilità del pianeta Terra.
Dovremmo adottare cioè quell’approccio che Papa Francesco, nella sua enciclica sulla cura del creato (che compie nel 2025 dieci anni), ha chiamato “ecologia integrale”, che “è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”.
Proprio in questi giorni è uscito il rapporto annuale sullo stato del clima europeo di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale.
I dati non sono incoraggianti (ne parleremo in occasione della miniconferenza del 27 Aprile) e ci ricordano quanto sia ancora importante celebrare la Giornata della Terra.

 

 

 

Conosci il tuo giardino?

 

In genere pensiamo ai nostri giardini come a luoghi sani e rispettosi dell’ambiente. Ma è davvero così? Spesso ignoriamo l’impatto di certe pratiche ormai consolidate, dall’uso di sostanze dannose per il terreno e per l’ambiente, all’introduzione di materiali non sostenibili (ad es. torba, vasi in plastica, tessuto non tessuto, ecc…), che finiscono per trasformare le nostre presunte “oasi di benessere” in luoghi poco sicuri e poco accoglienti per la vita e per noi stessi.

Inoltre, a causa dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità i nostri giardini necessitano sempre più spesso di interventi di manutenzione per ridurre parassiti, malattie e infestanti, che finiscono spesso per causare ulteriori danni ambientali.

Per non parlare delle crescenti quantità di acqua necessarie a mantenere in vita le piante nelle estati sempre più lunghe e siccitose.

Ma è possibile resistere all’emergenza climatica, allo sconvolgimento dei piccoli ecosistemi che i cambiamenti determinano, mantenendo i nostri giardini belli e in salute? E cosa possiamo fare per cambiare le nostre errate abitudini?

Molto più di quello che si crede, se riusciamo a trasformare le nostre preoccupazioni in piccole azioni che spingano al cambiamento: noi, i nostri parenti, i nostri vicini, incoraggiando in tutti la speranza.

Cominciamo dunque a creare luoghi resilienti, assecondando l’ambiente invece di opporci ad esso, creando piccoli ecosistemi, invece di allontanare gli insetti e le “erbacce”, provando così a “progettare con la natura”.

Di seguito alcuni piccoli consigli, tanto per iniziare.

LE POTATURE

L’utilizzo delle piante giuste al posto giusto (tenendo cioè presenti le loro dimensioni a maturità) permette di limitare moltissimo le potature, specie degli alberi. Va ricordato infatti che la potatura, comunque sia effettuata, è uno stress per la pianta e che gli alberi più belli sono quelli che hanno un portamento naturale.

In caso di necessità va comunque ricordato che è preferibile affidarsi a giardinieri qualificati, rispettare il periodo più favorevole (generalmente durante il riposo vegetativo, ovvero tra fine autunno e inizio primavera) evitando il periodo di nidificazione degli uccelli (marzo-agosto).

GLI SFALCI

Abbiamo spesso la convinzione che l’”ordine” in un giardino sia il valore estetico principale a cui tendere. La natura è invece spesso spontanea e “disordinata”. In un giardino improntato ad una visione ecologica, è più importante mantenere la biodiversità permettendo alle piante del prato di completare il loro ciclo vitale, invece di procedere a tagli uniformi a intervalli regolari. Le erbacee presenti, attraverso sfalci selettivi, possono così fiorire e produrre semi, favorendo l’insediamento di specie vegetali diverse e la presenza di insetti impollinatori.

IL TERRENO

Il suolo è un ecosistema complesso, custode di biodiversità, in quanto ospita infinite forme animali e vegetali. Quando effettuiamo delle lavorazioni allo scopo di favorire l’attecchimento delle nostre piante, andiamo a disturbare questa biodiversità. Più profonda e invasiva è la lavorazione e più tempo impiegherà la vita a ripristinare un equilibrio. Il terreno migliore per le nostre piante è dunque il terreno indisturbato, quello cioè che viene lavorato il meno possibile e dove non vengono utilizzate sostanze chimiche. Per migliorarne la fertilità possiamo favorire la presenza di lombrichi (humus di lombrichi) o utilizzare il compost ottenuto dal riciclo degli scarti della cucina e del giardino

L’ACQUA

Come abbiamo visto, se la scelta delle piante è corretta in relazione al luogo in cui andranno messe a dimora, è possibile limitare notevolmente la necessità di interventi di irrigazione.

È possibile inoltre prevedere modalità di recupero delle acque piovane (piccoli serbatoti superficiali o contenitori sotterranei) e di ritenzione idrica (tipo rain-garden) evitando così da un lato lo spreco di acqua e dall’altro fenomeni di ruscellamento legati alle piogge molto intense.

Si tratta di piccoli accorgimenti, che però possono fare la differenza se diffusi capillarmente a creare una rete di piccole nicchie di resistenza.

 

 

I cibi del mese:

 

Verdure

  • asparagi, carote, carciofi, cavoli, cavolfiori, cicoria, cipolle e cipollotti, coste, crauti, crescione, finocchi, fave, indivia, lattuga, luppolo, ortica, patate, piselli, porro, rabarbaro, radicchio rosso, rafano, rape, ravanelli, rucola, scalogno, sedano, spinaci, tarassaco, zucchine.

Frutta

  • fragole, kiwi, limoni, mele, nespole, pere.

Pesce

  • acciuga, cefalo, dentice, merluzzo, nasello, pesce spada, tonno, triglia, sardina, sgombro, sogliola, spigola.

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Newsletter 007 aprile 2025


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